Olive di mare: un progetto per il futuro del Mediterraneo

Le olive di mare sono i frutti della posidonia oceanica, la pianta marina diventata uno dei simboli della salvaguardia ambientale e dell’impegno di E.ON per la tutela dei nostri mari. La posidonia svolge un ruolo fondamentale per i fondali e le coste del Mediterraneo, di cui è una pianta tipica. La sua presenza è indice di un ottimo stato di salute dell’ecosistema marino.

Le olive di mare sono quindi gli scrigni che custodiscono i semi della posidonia, garantendone la protezione, il nutrimento e la diffusione attraverso la superficie dell’acqua: sono piccoli frammenti di futuro che viaggiano tra le onde.

Il ciclo della posidonia e delle olive di mare

La posidonia oceanica si trova a una profondità che va dal metro ai trenta metri e forma quelle tipiche praterie di lunghe foglie fluttuanti ben visibili su diversi fondali sabbiosi. È diffusa in tutto il Mediterraneo, anche se occupa soltanto il 3% del bacino.

Chiunque abbia fatto una nuotata nei nostri mari si sarà imbattuto in tratti più o meno ampi di prateria sottomarina, il cosiddetto posidonieto. Le foglie sono facilmente riconoscibili: larghe circa un centimetro, arrivano a una lunghezza di un metro e mezzo.

La posidonia fiorisce in autunno, mentre le olive di mare, simili per forma e colore verde-bruno a vere e proprie olive, fruttificano in primavera. Una volta che il frutto è maturo si distacca dalla pianta, raggiungendo la superficie dell’acqua grazie alle sostanze oleose contenute nel rivestimento del seme. Tali sostanze assicurano la galleggiabilità del frutto e la possibilità quindi di essere trasportato per lunghissimi tratti di mare, grazie ai venti e alle correnti.

Quando il rivestimento del frutto marcisce, il seme viene rilasciato cadendo verso il fondale. Se infine trova le condizioni adatte, come granulometria della sabbia, sostanze nutritive e luce, darà il via a un nuovo tratto di preziosa prateria di posidonia. Il ciclo è compiuto.

Un indicatore della vicinanza di posidonia, e della buona saluta dell’ambiente marino, è rappresentato dai residui delle foglie sulle spiagge; quei filamenti marroni arrotolati tra di loro e depositati dalle onde sul bagnasciuga per centinaia di metri, a volte per chilometri. Anche le comuni palle di mare, marroncine, di diverse dimensioni e forma, rotonde, ovali, discoidali, non sono che residui fibrosi della posidonia.

L’importanza della posidonia e la necessità di preservarla

L’importanza delle praterie di posidonia è riconosciuta da tempo. Costituiscono ecosistemi di grande complessità, le cosiddette “comunità climax”; in altre parole rappresentano lo stadio finale di un ecosistema, oltre il quale non può crescere ulteriormente, avendo già raggiunto il massimo dello sviluppo e della ricchezza biotica.

Nelle praterie sottomarine possono vivere centinaia di specie animali, pesci, crostacei, molluschi, oltre a tantissimi organismi vegetali, lungo una catena alimentare particolarmente articolata. Ma il contributo della posidonia non si esaurisce nell’offrire agli organismi viventi un ambiente unico nel suo genere.

La prateria riesce a consolidare il fondale, grazie al sistema di radici, opponendosi all’azione più violenta delle correnti e dei moti ondosi. Un fondale più solido e compatto significa meno erosione nei tratti sotto costa.

Notevole è la produzione di ossigeno assicurata dalla posidonia: ogni metro quadro di prateria è in grado di liberare nell’atmosfera 20 litri di ossigeno al giorno e, nel complesso, la pianta dimostra un’efficienza altissima nell’assorbimento e nello stoccaggio dell’anidride carbonica.

Le praterie di posidonia sono in grado di assorbire più CO2 sia delle foreste temperate che di quelle tropicali. Quando si parla di Blue Carbon, il carbonio immagazzinato nei diversi ecosistemi marini e costieri, è d’obbligo riferirsi alla posidonia come principale protagonista del processo.

Molto importante anche il ruolo delle foglie morte trasportate sulle spiagge. La loro lenta decomposizione sui bagnasciuga consente un compattamento dei primi metri di costa, costituendo un ulteriore alleato contro l’erosione.

E.ON, un mare di impegno

In E.ON, nel corso degli anni, abbiamo incrementato l’impegno per la salvaguardia gli ecosistemi marini. Un impegno cresciuto insieme alla consapevolezza che un futuro di energia sostenibile rappresenti l’unico orizzonte in cui sia possibile conciliare sviluppo e benessere.

L’interesse per la salvaguardia della posidonia si è concretizzato all’interno del più ampio progetto Energy4Blue, focalizzato sulla salute del mare. In particolare con l’iniziativa Save The Wave si stanno attuando iniziative specifiche e dagli impatti misurabili proprio nell’ambito della riforestazione marina.

Si è partiti dalla spiaggia di Mondello, una delle più famose del Golfo di Palermo e dalla coltivazione delle talee. I risultati? 100 mq di posidonia oceanica sui bassi fondali siciliani, con la speranza che questo piccolo polmone possa crescere e dare abbondanti frutti.

Alla piantumazione delle talee si è affiancata l’attività di raccolta delle olive di mare ad opera del team coordinato dal biologo marino Antonio Scannavino e coadiuvato dai ragazzi del liceo scientifico G. Galiei di Palermo. Recuperare quella parte di olive destinata fisiologicamente a finire spiaggiata ha garantito la massimizzazione della resa riproduttiva della nascente prateria sommersa.

In parallelo rimane alta l’attenzione per altri straordinari protagonisti dei nostri mari, come le tartarughe marine. La collaborazione tra noi di E.ON e Filicudi Wildlife Conservation, nell’Arcipelago delle Eolie, prosegue e si rinforza. La biologa Monica Blasi, che coordina l’associazione e il pronto soccorso per tartarughe di Filicudi, guida il Discovery Turtle Beach, progetto rivolto agli studenti, al fine di sensibilizzarli e coinvolgerli praticamente nella salvaguardia degli areali più adatti alla deposizione delle uova.

Sulle onde viaggiano i frutti della posidonia, le olive di mare, sotto la sabbia schiudono le uova delle tartarughe, tutto intorno l’acqua, con la sua biodiversità e la capacità di rilasciare ossigeno. Un bel pezzo di futuro lo potremo costruire partendo da dove siamo venuti, dal mare.

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