Festival delle Luci di Berlino 2018, i protagonisti italiani: intervista a Luca Agnani

Festival delle Luci di Berlino 2018: Luca Agnani Studio partecipa alla sfida di E.ON per proiettare la propria opera di luce su uno degli elementi iconici della città di Berlino, la TV Tower

E.ON per il 2018 è lo sponsor ufficiale del Festival delle Luci di Berlino. La manifestazione che si svolge nella capitale tedesca richiama ogni anno milioni di visitatori provenienti da tutta la Germania e non solo. Durante i dieci giorni del Festival, i più importanti monumenti e opere della città vengono illuminati con luci e proiezioni creando spettacoli davvero suggestivi.

E.ON quest’anno presenta il premio speciale “Let’s create a better tomorrow” che permetterà al vincitore della sfida di illuminare la TV Tower di Berlino e di vincere 5.000 €. Tra i protagonisti italiani si trova lo Studio Luca Agnani.

Avviato nel 2010 da Luca Agnani, lo Studio oggi è formato da un team di professionisti esperti in animazione 3D e video mapping. Ad oggi, sono moltissimi i lavori realizzati e i premi vinti, tra i più importanti si annoverano il terzo posto al concorso di video mapping “Circle of Light” di Mosca nel 2013 e il video “Van Gogh Shadow” ospitato al Van Gogh Museum di Amsterdam.

Di rilievo anche i lavori per Piazza Unità d’Italia a Trieste durante le festività natalizie nel 2014, per il Palazzo Ducale di Genova in occasione delle mostre “Dagli Impressionisti a Picasso” nel 2015 e “Warhol. Pop Society” nel 2016, oltre al video mapping realizzato nel novembre 2017 per la celebrazione dei 100 anni della Rivoluzione Russa sulla facciata del Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo.

Che cosa ti affascina della luce? Qual è il tuo rapporto con essa?

La luce ha il potere di evocare moltissime sensazioni diverse. La cosa che più mi affascina è che con la luce posso cercare di capire l’anima che si nasconde in un’architettura e, poi, con la tecnica del video mapping posso lavorare cercando di svelarla, esaltandone i volumi e dandogli vita.

Ogni architettura è un mondo a sé e il rapporto con la luce è sempre differente: la maggior parte delle volte il mio lavoro è privo di elementi concreti, oltre all’architettura, ci sono solo luce, colori, ombre e musica che, in maniera rispettosa, cerco di far dialogare tra loro.

Come pensi che la luce possa connettere culture diverse?

La luce e, il suo contrario, il buio, sono elementi archetipici di ogni cultura e di ogni tempo. La luce non è solo sinonimo di vita, ma anche di meraviglia e di creazione, per questo può essere considerata un linguaggio universale che, attraverso un coinvolgimento emotivo molto forte, permette la comunicazione tra mondi e soggetti diversi tra loro.

Ho visto grandi e piccoli incantarsi anche solo per pochi attimi davanti a un palazzo illuminato, questo è il potere della luce, questa è la forza della luce che connette le persone e le culture.

Hai portato il tuo lavoro in tutto il mondo, dove hai riscontrato maggior interesse per le opere realizzate?

Prima di essere stato chiamato a portare i miei lavori all’estero ho lavorato molto in Italia: da Nord a Sud, in grandi città e in piccoli paesi. Devo dire che è proprio nelle piccole città che ho riscontrato un interesse maggiore. Credo che questo dipenda dal fatto che quando si vivono quotidianamente le proprie architetture ci si sente maggiormente attaccati ad esse, rispetto a quanto accade a chi vive in città grandi.

All’estero, invece, ho avuto la fortuna di lavorare per il Festival delle Luci di Mosca, proiettando le nostre opere sul Museo di Arte Contemporanea, e per il Festival delle Luci di San Pietroburgo, dove abbiamo illuminato il Palazzo d’Inverno. Lì si sente la stessa atmosfera che si respira nei piccoli paesi italiani, moltiplicata per migliaia e migliaia di persone. Sicuramente queste sono state, per me e per lo Studio, esperienze uniche.

Quali sono le fasi che precedono la realizzazione di una tua opera?

“L’architettura è la musica congelata” scriveva Goethe, secondo me è verissimo. Quando devo lavorare su un’architettura la prima cosa che faccio dopo un sopralluogo è cercare di capire la sua musica per poi iniziare a immaginare i movimenti di luci e ombre che andranno ad animare la facciata.

Ho avuto la fortuna di lavorare su architetture con profonde radici storiche, in questi casi è molto importante riuscire a entrare bene nella storia per poterla poi raccontare attraverso la luce.

“Let’s create a better tomorrow”, come si sviluppa nella tua opera il tema di E.ON?

Vista l’architettura della TV Tower di Berlino e il tema di E.ON “Let’s create a better tomorrow” l’idea è stata quella di raccontare il futuro dell’energia guardando, però, al passato e rendendo omaggio a Nikola Tesla, colui che ha illuminando il ventesimo secolo rendendolo sicuramente un tempo migliore. Abbiamo cercato, quindi, di raccontare uno dei suoi ultimi esperimenti in cui cercava di trasmettere attraverso la sua torre la corrente elettrica senza l’utilizzo di cavi.

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