Il tuo mondo

Cosa sono i cambiamenti climatici? Come affrontare un domani sostenibile? Indaghiamo insieme sul futuro del pianeta.

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Una questione grande come il mondo

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Il consumo energetico e il PIL

Come abbiamo visto sinora, l’energia serve per fare ogni cosa: studiare, correre, accendere una lampadina, spostarsi in auto. Va da sé che, più attività un soggetto (una persona, un elettrodomestico o una fabbrica) compie, più energia avrà bisogno per alimentarsi. La stessa cosa vale anche per la nazione in cui viviamo, l’Italia: più attività vengono svolte sul nostro territorio, più ci sarà bisogno di energia per svolgerle. Facciamo un passo indietro: sai cos’è il PIL?
PIL è la sigla di Prodotto Interno Lordo, ovvero la somma di quanto producono le singole persone che lavorano all’interno dell’Italia e, quindi, rappresenta la ricchezza della nostra nazione. Va da sé che più un paese è ricco, più il PIL è alto, più attività svolge e più avrà bisogno di energia.

Ecco quindi che i paesi con il PIL più alto, come l’Italia, la Francia, la Germania o gli Stati Uniti sono considerati più sviluppati, perché hanno molte fabbriche, industrie e servizi e richiedono di conseguenza molta più energia rispetto a paesi meno sviluppati che, invece, ne hanno di meno. Per farti un esempio: nel 2008, gli USA utilizzavano da soli il 20% di tutta l’energia utilizzata sulla Terra, mentre un paese come l’India -per quanto grande e popolato- soltanto il 4%.

“Più una nazione
è ricca, più energia
consuma.”

Diversi paesi, diversi consumi

Al giorno d’oggi nel mondo esistono realtà molto diverse tra loro. Ci sono nazioni più ricche e sviluppate, altre che stanno crescendo e altre ancora molto povere e poco sviluppate.

Ecco quanta dell’energia disponibile sulla Terra consumano i diversi Paesi.

Senza energia, un Paese come l’Italia non potrebbe sopravvivere. Pensa a tutte le industrie che producono il cibo che mangiamo, i vestiti che indossiamo e gli oggetti che utilizziamo ogni giorno. I lampioni che illuminano le strade e gli elettrodomestici che ci aiutano con i lavori di casa.
Pensa anche a quanta energia serve per far funzionare le macchine, le navi, i treni, gli aerei e gli autobus. Riesci forse a immaginare un mondo senza tutti questi servizi? Ovviamente no.
Ci sono però Nazioni che non hanno tutti questi servizi e che, quindi, richiedono molta meno energia. Queste differenze sono il frutto di secoli di storia e di guerre fatte proprio per garantirsi l’accesso alle fonti di energia, fondamentali per garantire lo sviluppo e la ricchezza di ogni Paese. Non è detto, infatti, che i Paesi più sviluppati siano quelli che hanno sul loro territorio le fonti d’energia: spesso sono quelli che nel tempo sono riusciti ad aggiudicarsele.

Energia in via di sviluppo

Negli ultimi decenni tanti paesi hanno iniziato a crescere, diventando un poco alla volta sempre più ricchi e sviluppati. Ne sono un esempio l’India, la Cina…

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Energia in via di sviluppo

Negli ultimi decenni tanti paesi hanno iniziato a crescere, diventando un poco alla volta sempre più ricchi e sviluppati. Ne sono un esempio l’India, la Cina o gli Emirati Arabi, il Brasile e alcuni Stati del Nord Africa. Questi paesi stanno vivendo un periodo di grande crescita, e questo ha fatto sì che iniziassero ad avere bisogno di molta più energia di prima, al pari se non di più dei paesi sviluppati: la povertà è diminuita, la aspettativa di vita è più alta e molte più persone vivono nelle grandi città, dove sono nate per loro molte industrie e molti servizi che, ovviamente, richiedono energia. Pensa che, nel 1989, la Cina utilizzava circa l’8% di tutta l’energia utilizzata nel mondo. Nel 2008, era già arrivata a chiederne il 18%!

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Ci sono paesi che consumano di più, altri di meno.

Il ruolo della politica

È chiaro quindi che, per permettere a tutti i Paesi del mondo di essere sviluppati e vivere bene, serve che tutti abbiano accesso all’energia di cui hanno bisogno. Come abbiamo visto, però, l’energia sulla Terra non è infinita, bisogna quindi tutelarla e usare al meglio le fonti ci offre.

Raggiungere questi obiettivi è il compito dei governatori di tutte le Nazioni, che devono trovare i giusti accordi per regolare l’uso delle risorse da parte di tutti: i governatori dovrebbero impegnarsi a sfruttare sempre meno le fonti esauribili e più nocive (come i combustibili fossili) per concentrarsi sulle fonti rinnovabili, uno sforzo che migliorerebbe le condizioni di vita di tutti, riducendo l’inquinamento e la dipendenza -soprattutto economica- dai combustibili.

Una terra in esaurimento

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Siamo poco sostenibili

Nei prossimi 30 anni, da oggi al 2050, la presenza dell’uomo sulla Terra sarà sempre più ingombrante. Noi umani cresceremo di numero (probabilmente arriveremo a 9,8 miliardi di abitanti) e tutti avremo bisogno di mangiare e vivere in modo confortevole. Molti abiteranno nelle città, che avranno sempre più bisogno di energia per illuminare, scaldare, rinfrescare. Tutti vorremo muoverci con libertà e velocità, tutti vorremo comunicare, intrattenerci e divertici e possedere molti oggetti. Lo stile di vita che noi occidentali conosciamo bene (occidentali vuol dire il 20-22% della popolazione mondiale) è uno stile di vita molto gravoso per il pianeta che ci ospita.

Ogni Paese ha un’impronta ecologica differente, a seconda del suo impatto sul pianeta.

Qual è la tua impronta ecologica?

Esiste un sistema per calcolare tutte le necessità di una singola persona che mette insieme sia le materie prime che l’energia che utilizza, tutti i beni e i servizi che consuma e anche l’inquinamento che produce. Si chiama impronta ecologica e tiene conto di tutti questi dati per dare un “punteggio ecologico” a ogni persona o Paese: più il punteggio è alto, meno l’impronta ecologica è sostenibile. Andare a scuola significa avere a disposizione un edificio (che è stato costruito con materiali e che consuma energia), significa avere dei vestiti, un sistema per muoversi, penne e quaderni… Tutti oggetti che vengono fabbricati, trasportati, venduti, usati e poi buttati via quando non servono più. Dunque l’impronta ecologica è un metodo per calcolare in modo scientifico quante risorse della Terra vengono consumate ogni volta che facciamo un gesto quotidiano: da mangiare una mela a indossare un paio di jeans nuovi, dallo zaino per andare a scuola al pomeriggio al cinema.

Risorse in crisi

Usando il metodo dell’impronta ecologica risulta che un ragazzino italiano consuma 4 volte di più di un ragazzo del Sudan. Un ragazzino di New York consuma il doppio di un…

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Risorse in crisi

Usando il metodo dell’impronta ecologica risulta che un ragazzino italiano consuma 4 volte di più di un ragazzo del Sudan. Un ragazzino di New York consuma il doppio di un italiano e 9 volte di più di un ragazzo del Congo. Ma un ragazzo italiano trova sul suo territorio tutte (ma proprio tutte!) le risorse per vivere come sta vivendo nel 2018? No. E nemmeno un ragazzo americano. Entrambi hanno bisogno di andare a cercare altrove quello che il proprio territorio non offre: ad esempio, per fare uno smartphone, servono 60 minerali diversi che l’Italia o gli Usa non hanno in casa e così, per costruirli, stiamo esaurendo tutte le riserve minerarie dell’Africa. Un ragazzino del Congo avrebbe nella sua Nazione tutto quello che gli serve per vivere al pari di un ragazzino di New York…ma sai bene che non accade così.
Se tutti gli occidentali si ostinano a continuare a usare energia e materie prime come stanno facendo da 100 anni a questa parte presto la Terra non avrà più risorse per tutti. La buona notizia è che è possibilissimo vivere in equilibrio con le risorse del pianeta. Come? Utilizzandole meglio e dividendole meglio. Meno sprechi e fonti energetiche rinnovabili per prima cosa. Uso più attento delle materie prime e utilizzo migliore di tutto quello che non serve più: se non serve più a me può servire ad altri; se è rotto posso ripararlo, se non si ripara posso recuperare e riciclare tutti i materiali, se mi serve una maglietta o uno zaino non è detto che debba assolutamente comprarla nuova, posso fare uno scambio o cercare in un mercatino dell’usato.

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I cambiamenti climatici

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L’effetto serra è la coperta della Terra.

L’effetto serra

L’effetto serra è un fenomeno del tutto naturale. Si tratta di una coperta fatta di gas, detti gas serra, che ci protegge dai potenti raggi del Sole che arrivano sulla Terra permettendo che sul nostro pianeta ci sia sempre una temperatura adatta alla vita, mai troppo calda o troppo fredda.

Finché questa coperta funziona bene le stagioni continueranno ad alternarsi correttamente e tutti i diversi paesaggi presenti sulla Terra continueranno ad esistere, così come le diverse specie che li abitano: i ghiacciai, il deserto, il mare e così via. È quindi importantissimo che questa “coperta” ci sia e che funzioni al meglio. Cosa sta succedendo, però, nella nostra atmosfera?

Il riscaldamento globale

Come abbiamo visto, la rivoluzione industriale ha determinato dei grandi cambiamenti dal punto di vista energetico. Tutte le industrie che sono nate negli ultimi 200 anni…

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Il riscaldamento globale

Come abbiamo visto, la rivoluzione industriale ha determinato dei grandi cambiamenti dal punto di vista energetico. Tutte le industrie che sono nate negli ultimi 200 anni hanno avuto bisogno di grandi quantità di energia per funzionare, energia che l’uomo ha trovato nei combustibili come il petrolio, il carbone o il gas.
Quello che l’uomo non sapeva, però, è che bruciare queste fonti per produrre energia libera nell’aria una dose eccessiva di gas serra, che aggiungendosi alla coperta già esistente la rendono ogni giorno più spessa e più pesante. La conseguenza di tutto questo è un consistente aumento della temperatura sul nostro pianeta.

Ogni cosa in Natura ha un suo equilibrio e, se qualcosa o qualcuno prova a cambiarlo, si possono avere conseguenze a catena anche molto gravi per tutti gli esseri viventi, animali e piante.
Le temperature troppo alte, infatti, fanno fondere i ghiacci al Polo Nord e al Polo Sud e, ancora più grave, i ghiacciai delle catene montuose. Meno ghiacciai significa meno acqua per la vita in pianura e ghiaccio che fonde ai poli significa che il livello del mare cresce sempre di più: le terre vicino al mare rischiano così di scomparire, perché verranno sommerse dall’acqua. Pensa che, se tutti i ghiacci dell' Antartide dovessero fondersi, il livello dei mari crescerebbe di ben 60 metri! Inoltre tanti animali, quelli che vivono solo negli ambienti più freddi, scompariranno per il troppo caldo. E nei posti dove le temperature sono già molto alte, come nel deserto? Qui il caldo sarà davvero insopportabile e tante terre ora coltivabili non lo saranno più perchè saranno troppo aride, gli animali che ci vivono moriranno e gli uomini dovranno spostarsi in altri paesi.

Il riscaldamento globale fonde i ghiacciai facendo alzare il livello dei mari e mettendo a rischio tante città vicino alla costa.
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Cosa possiamo fare noi?

Nel nostro piccolo, ognuno di noi può fare qualcosa per migliorare la situazione ed evitare che peggiori. Ad esempio, come abbiamo già visto, per spostarsi e andare a scuola potremmo usare i mezzi pubblici o la bicicletta, invece della macchina: un solo autobus può contenere tante persone che, invece, userebbero tante macchine diverse immettendo nell’atmosfera una quantità maggiore di gas serra.

Ogni famiglia può fare la differenza scegliendo elettrodomestici classe A+++ che ottimizzano il consumo dell’energia e diminuiscono quindi la produzione di ulteriori gas a effetto serra; anche i piccoli accorgimenti (spegni, abbassa, ricicla, cammina: ricordi?) sono super-utili per ridurre l’inquinamento dell’atmosfera. Se poi ogni famiglia decidesse di ricevere l’energia da fonti rinnovabili, come quella solare o eolica, si farà un vero balzo in avanti: ricavare l’energia da queste fonti, infatti, non comporta alcun danno al nostro pianeta.

“Tutti insieme
possiamo ridurre
l'inquinamento.”

Ogni famiglia può fare la differenza scegliendo elettrodomestici classe A+++ che ottimizzano il consumo dell’energia e diminuiscono quindi la produzione di ulteriori gas a effetto serra; anche i piccoli accorgimenti (spegni, abbassa, ricicla, cammina: ricordi?) sono super-utili per ridurre l’inquinamento dell’atmosfera. Se poi ogni famiglia decidesse di ricevere l’energia da fonti rinnovabili, come quella solare o eolica, si farà un vero balzo in avanti: ricavare l’energia da queste fonti, infatti, non comporta alcun danno al nostro pianeta.

Si può cambiare il mondo?

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Cosa ci mette in pericolo

L’utilizzo sbagliato delle fonti di energia che la Terra ci offre è la causa di tanti notevoli danni che accadono ogni giorno sotto i nostri occhi. Il riscaldamento globale, infatti, intacca l’equilibrio della nostra atmosfera e determina fenomeni atmosferici estremi, come uragani o alluvioni, che rappresentano una minaccia per la sopravvivenza stessa degli umani. C’è poi questa considerazione: la vita sulla Terra esiste da oltre 3 miliardi di anni e noi umani esistiamo da poco più di un milione e mezzo di anni, una frazione piccolissima.

La terra ha vissuto parecchi sconquassi nella sua storia, duranti i quali ci sono stati 5 grandi estinzioni di massa: ovvero la vita sulla Terra si è quasi azzerata, per poi ricominciare. Dunque non è la Terra ad doversi preoccupare dei cambiamenti del clima, ma l’uomo, che si è abituato a una vita che deriva dall’equilibrio che è esistito negli ultimi 10.000 anni. Se questo equilibrio salta le attività umane vanno in tilt...ma la Natura continua a fare la sua strada. Abbiamo visto che tutti noi, nel nostro quotidiano possiamo fare qualcosa ed è importante farlo, ma cosa si può fare a livello di intera comunità e di nazione?

“La nostra vita
sulla terra dipende
dalla natura.”

La terra ha vissuto parecchi sconquassi nella sua storia, duranti i quali ci sono stati 5 grandi estinzioni di massa: ovvero la vita sulla Terra si è quasi azzerata, per poi ricominciare. Dunque non è la Terra ad doversi preoccupare dei cambiamenti del clima, ma l’uomo, che si è abituato a una vita che deriva dall’equilibrio che è esistito negli ultimi 10.000 anni. Se questo equilibrio salta le attività umane vanno in tilt...ma la Natura continua a fare la sua strada. Abbiamo visto che tutti noi, nel nostro quotidiano possiamo fare qualcosa ed è importante farlo, ma cosa si può fare a livello di intera comunità e di nazione?

Una risposta globale

Industrie, fabbriche e trasporti in tutto il mondo sono i maggiori responsabili dell’inquinamento del pianeta. Un buon inizio per risolvere il problema sarebbe regolamentare le emissioni di gas

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Una risposta globale

Industrie, fabbriche e trasporti in tutto il mondo sono i maggiori responsabili dell’inquinamento del pianeta. Un buon inizio per risolvere il problema sarebbe regolamentare le emissioni di gas serra ed è quello che, in effetti, tanti degli Stati più sviluppati hanno fatto, firmando un accordo a Parigi nel 2016. Questo accordo prevede che ogni Paese non possa produrre più di una certa quantità di gas serra, rimanendo quindi entro un certo limite sostenibile, ma anche che tutti insieme gli Stati si impegnino a diminuirne la quantità presente ad oggi nell’atmosfera, in modo da tenere sotto controllo la temperatura globale. 

Un altro grande aiuto sarebbe usare di più le fonti di energia rinnovabili. Se, infatti, ogni Nazione si impegnasse ad utilizzare di più impianti fotovoltaici o eolici, idroelettrici o geotermici (e l’energia delle onde e delle maree, dove possibile) dimenticandosi dei combustibili fossili, una fetta abbondante dell’energia richiesta dalle città e dalle industrie potrebbe essere fornita in modo non inquinante per l’atmosfera. In parallelo si dovrebbero spingere il più possibile tutte le strategie per diminuire i consumi di energia di case, scuole, uffici, negozi ed edifici pubblici. Ogni governo potrebbe inoltre promuovere l’utilizzo della bicicletta costruendo sempre più piste ciclabili e servizi dedicati ai ciclisti. Gli stati potrebbero poi impegnarsi in un piano di riforestazione, cioè piantare tanti alberi con l’obiettivo di ri-popolare le foreste. Gli alberi, infatti, quando “respirano” assorbono l’anidride carbonica (uno dei gas serra più diffusi) e rimettono nell’aria ossigeno, ripulendo la nostra atmosfera.

Gli alberi ci aiutano a ripulire l’atmosfera, per questo dovremmo piantarne sempre di più.

Un po’ bisogna anche cambiare l’alimentazione, consumando più vegetali e meno proteine animali: l’allevamento intensivo di animali da carne è una delle cause dell’aumento dell’effetto serra. Attenzione però: tutta quella frutta e quella verdura che non è di stagione, ma che possiamo trovare tutto l’anno nei supermercati, comporta una spesa energetica enorme per essere coltivata e trasportata. Ad esempio: vorresti mangiare una fragola a novembre? Per arrivare sulla tua tavola, quella fragola va coltivata in specifiche serre che, con una enorme spesa energetica, simulano al loro interno le temperature calde del mese di maggio, cioè quando nascono le fragole. Consumare frutta e verdura di stagione, quindi, è sicuramente un comportamento sostenibile e fortemente consigliato.

Consumare meno carne da allevamenti intensivi riduce l’inquinamento.
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La mobilità in Europa

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A benzina o elettrico?

È dai tempi di quando i tuoi genitori erano bambini che si parla di auto elettriche. Negli anni Settanta, per motivi di guerre o di litigi politici fra gli Stati, in certi periodi il petrolio per qualche mese diventava più scarso e più costoso e nei Paesi occidentali (che hanno pochissimi giacimenti di petrolio, la grande parte delle riserve di greggio sono in Medio Oriente, in Africa e in Sudamerica) l’auto elettrica è stata più volte annunciata come rimedio anti-crisi. Di fatto non se ne sono mai viste in giro perché realizzare un’auto elettrica che offra a chi la guida prestazioni almeno simili a un’auto che funziona a benzina o gasolio è parecchio complicato. Eppure, dal punto di vista tecnologico, Il motore elettrico è più facile da costruire e più efficiente di un motore a scoppio. Il punto dolente sono le batterie e il sistema di ricarica. Dai primi anni del 2000 gradualmente sono apparse nelle vetrine dei concessionari modelli elettrici capaci di confrontarsi con le sorelle a benzina o gasolio.

La rivoluzione delle auto elettriche è cominciata.

Da un lato è chiaro che questo sarà il futuro: il petrolio finirà. Che sia fra 70 anni o 120 poco importa, finirà. Dall’altro è incontrovertibile che il motore termico usato in città sempre più trafficate (diesel in particolar modo) è uno dei responsabili dell’aumento dei gas serra in atmosfera e di quelle polveri sottili che danneggiano il nostro sistema respiratorio.

L’auto elettrica è una buona soluzione, destinata a crescere rapidamente: se nel 2013 se ne sono immatricolate, nel mondo, circa 150 mila, nel 2020 saranno vendute almeno 3 milioni di auto elettriche l’anno. Ormai buona parte delle case automobilistiche producono modelli affidabili, efficienti e dai prezzi appetibili. Un’auto elettrica può costare il 10-15% in più dell’analogo modello a benzina, ma in 3-4 anni di guida il surplus di spesa iniziale è recuperato dai minori costi di carburante e dai vantaggi fiscali.

Auto ibride

Chi ha la necessità di cambiare auto deve seriamente pensare a un’auto elettrica. Al momento ci sono due possibilità: vetture che hanno solo il motore elettrico e vetture ibride, cioè equipaggiate con un motore termico (a benzina) abbinato a un propulsore elettrico (è la soluzione adottata per le auto di Formula 1, ad esempio). Le auto in categoria HEV (Hybrid Electric Vehicle) usano in modo alternato il motore a benzina e il motore elettrico. I primi metri sono sempre in elettrico, raggiunta una certa velocità subentra quello termico. In frenata l’energia cinetica viene usata per ricaricare le batterie (e anche un pochino dell’energia sviluppata dal motore termico serve a questo). Un computer e una rete di sensori molto sofisticata controlla tutto quando e decide come alternare la propulsione termica alla propulsione elettrica. Le batterie a bordo dell’auto sono poco ingombranti perché l’energia elettrica viene prodotta sul momento e si consuma subito, non serve accumularla. L’autista può decidere se viaggiare solo a benzina (nei viaggi lunghi) o solo in elettrico (nei tragitti brevi).

100% elettrico

La categoria BEV (Battery Electric Vehicle) prevede auto esclusivamente equipaggiate da motore elettrico e batterie di accumulo. Sono auto pensate…

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100% elettrico

La categoria BEV (Battery Electric Vehicle) prevede auto esclusivamente equipaggiate da motore elettrico e batterie di accumulo. Sono auto pensate solo per le città: d'altronde il 67% delle auto europee viaggia solo in città e compie 30-40 km al giorno e una vettura elettrica che garantisca 100 km di autonomia per ogni ricarica è assolutamente adeguata a questi casi. Con il vantaggio che non inquina l’aria ed è pure silenziosa.
Il problema di queste auto non è il motore (un propulsore elettrico è facile da costruire, non si guasta mai, ha pochissima manutenzione e può durare 5 volte tanto un motore a benzina), bensì l’accumulo di elettricità. Oggi si usano batterie che sono efficaci (anche 200 km di autonomia), sono abbastanza leggere ma sono anche costose, impiegano materiali rari e ogni 2-3 anni vanno interamente sostituite. Da pochissimo è nata una nuova categoria: PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle): auto che abbinano il motore termico a quello elettrico ma che hanno un buon pacco di batterie a bordo e sono capaci di comportarsi anche come una vettura full electric.

Le auto elettriche hanno un sacco di vantaggi: non inquinano, sono silenziose e oggi hanno batterie davvero efficaci.
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Dove mi ricarico?

Il più serio ostacolo alla diffusione delle auto 100% elettriche non è il prezzo ma la diffusione delle colonnine per la ricarica. Significa creare una fitta rete di mini-parcheggi dove chiunque abbia un’auto elettrica, di qualsiasi marca, può fermarsi e ricaricare, pagando l’elettricità consumata. Tecnicamente è tutto facile, non bisogna inventare nulla. Bisogna che ci siano delle regole nazionali (in tutte le città deve funzionare uguale), bisogna che ci siano delle industrie che vedano in questo servizio un lavoro interessante e bisogna che ci siano regole di tassazione chiare e stabili per chi ricarica nel proprio garage o in un garage privato come quello di un supermercato. 

Per avere più auto elettriche serve avere più colonnine per la ricarica.

In Europa è la Norvegia la nazione più attenta alla mobilità elettrica, seguita dalla Francia, dalla Germania e dalla Spagna. L’Italia non fa praticamente nulla, ancora.
Altri sistemi per migliorare la resa delle auto elettriche sono i pannelli solari montati sul tetto per rinforzare la carica delle batterie sia quando si viaggia, sia quando si è in sosta. E’ un’evoluzione interessante, ma le colonnine di ricarica sono imprescindibili.

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Come gestire il nostro futuro?

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Gli studi sul clima

Il clima è cambiato, sta cambiando anno per anno, continuerà a cambiare. È una certezza scientificamente dimostrata. Sono ormai 50 anni che gli scienziati di tutto il mondo studiano con attenzione il clima sulla Terra, con sempre maggior perizia nel raccogliere i dati (attraverso centraline automatiche, satelliti…), sempre maggior visione d’insieme e capacità di individuare quali scenari ci aspettano nel 2030, 2050 o 2100. Il clima non è “il tempo che fa”: quello è la meteorologia e gli scienziati che studiano le variazioni delle condizioni di temperatura, umidità sono i meteorologi, che cercano di prevedere cosa accadrà nei prossimi giorni in una area geografica circoscritta. La scienza che studia il clima è invece la climatologia.

Il clima è un sistema complesso caratterizzato da tante componenti diverse e agisce su periodi molto lunghi di tempo (decine, centinaia o migliaia di anni). Il climatologo osserva: raccoglie dati, individua tendenze e cerca di creare delle proiezioni statistiche di quello che potrebbe succedere se una serie di caratteristiche chimico-fisiche-biologiche permangono. Oppure cosa cambierà se l’equilibrio di un’area viene a mutare improvvisamente.

“Il clima
è in costante
cambiamento.”

Farà sempre più caldo

Grazie alle registrazioni che da 50-60 anni abbiamo su buona parte del Pianeta gli scienziati hanno osservato che la temperatura media registrata in diversi punti è salita…

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Farà sempre più caldo

Grazie alle registrazioni che da 50-60 anni abbiamo su buona parte del Pianeta gli scienziati hanno osservato che la temperatura media registrata in diversi punti è salita. Osservazioni confermate dall’aumento delle precipitazioni, dall’aumento di tifoni e trombe d’aria in certe zone e dall’aumento della siccità e dalla desertificazione in altre. Se le variazioni climatiche globali le possiamo osservare grazie ai dati raccolti dal 1950 in avanti, è importante fare paragoni con il passato: come era il clima 100.000 anni fa? E 1 milione di anni fa?

Studiando i ghiacci più antichi trovati in Antartide, i sedimenti fossili vicino a un vulcano o nelle miniere più profonde, persino i mammut o le mummie, leggendo le cronache degli storici si può capire l’andamento del clima a ritroso nel tempo. Ed è ormai chiaro che, rispetto agli ultimi 8-900 mila anni la Terra, da 250 anni a questa parte, si sta rapidamente surriscaldando. L’aumento delle temperature terrestri è la conseguenza più tangibile dell’aumento dell’effetto serra. I modelli matematici eseguono previsioni per il futuro cercando di capire come cambierà il mondo per via dello sviluppo economico e tecnologico, e ci dicono che entro il 2100 la temperatura media terrestre potrebbe aumentare tra 0,3 a 4,8 gradi centigradi. Sulle Alpi i ghiacciai si sono dimezzati, vaste porzioni di pascoli e boschi sono seccate, e la portata del Po e dei suoi affluenti si è ridotta tanto da mettere in crisi, d’estate, la navigazione e il funzionamento delle centrali elettriche. In diversi punti del Mediterraneo le campagne di raccolta dei dati climatici hanno registrato costanti aumenti di 0,1-0,2°C. sulle temperature medie di metà del 1900 e uno dei primi sintomi avvertiti anche dai pescatori è stato l’arrivo di pesci tropicali che hanno trovato un nuovo habitat per la riproduzione.

La terra si sta surriscaldando.
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Tutti dobbiamo ascoltare i consigli degli scienziati per un futuro sostenibile.

Chi ci può aiutare?

C’è un ente internazionale, nato nel 1988 e che si chiama IPCC: Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), dedicato allo studio globale dei cambiamenti climatici. L’IPCC raduna, in rappresentanza di 130 Paesi, circa 3.000 scienziati per raccogliere in un unico documento tutte le ricerche scientifiche sul clima e su come gli habitat di ogni tipo stanno cambiando. Ogni 5-6 anni l’IPCC presenta infatti un report che è la sintesi delle ricerche fatte in tutto il mondo da istituti scientifici pubblici e privati, che è diviso in due parti. Quella più corposa è piena di cifre ed è scritta in “scientifichese”, nella lingua degli scienziati e non è di facile comprensione. La parte più interessante è un “estratto” del report che viene espressamente indirizzato ai “decisori politici”: capi di stato, industriali, banchieri, ma anche all’assessore all’ambiente del piccolo paesino con poche centinaia di abitanti. Gli scienziati dell’IPCC vogliono rivolgersi a tutti perché tutti devono sapere come il clima si sta modificando e perché tutti hanno la possibilità di fare qualcosa.

In sintesi il V rapporto IPCC (l’ultimo, uscito nel 2014) afferma 4 fatti, tutti scientificamente provati:

  • La temperatura media è aumentata nel corso del 1900 di 0,89 gradi centigradi.
  • Rispetto alla temperatura media dell’anno 2000, senza interventi immediati e decisivi nei prossimi 90 anni la temperatura media della Terra potrebbe ancora aumentare da 0,3 a 4,8 gradi centigradi. Il primo decennio del XXI secolo è stato il più caldo dal 1850. Significa che i ghiacciai continueranno a fondersi, diminuiranno le scorte di acqua dolce, aumenterà la siccità e la desertificazione, ci sarà meno superficie coltivabile.
  • Nel corso del 1900 il livello dell’acqua del mare sulle coste è cresciuto di 19 centimetri; entro il 2100 potremmo assistere a un ulteriore aumento compreso tra i 26 e gli 82 cm. Significa avere isole che scompaiono e che la vita di intere comunità dovrà traslocare più all’interno. Il Mediterraneo subisce meno queste alterazioni ma Liguria, Romagna e Veneto sono le zone più italiane a rischio.
  • L’intensificarsi dell'uso dei combustibili fossili e la deforestazione hanno causato oltre la metà dell'aumento di temperatura atmosferica già osservato, e, di conseguenza, il riscaldamento e l'acidificazione degli oceani, lo scioglimento dei ghiacci, l'innalzamento dei mari e l'intensificarsi di alcuni eventi meteorologici estremi.

Di fronte a questi dati nessuno può rimanere indifferente. A livello collettivo (paese, città, Italia, Unione Europea…) o individuale (singolo individuo, famiglia, condominio, scuola…) ognuno deve fermarsi a ragionare su cosa si può fare. Non esiste una ricetta unica che va bene per tutti e va bene dovunque; ogni luogo e ogni persona o comunità deve individuare quali sono le scelte praticabili e agire, senza perdere tempo.